Aggiornamenti anteprima fase prima

In armonia con quanto scritto fino ad ora voglio condividere con voi tutte le modifiche che ho eseguito e che ancora devo eseguire ai primi due capitoli resi disponibili in questo Blog sotto forma di anteprima.

Questo mi permette di farmi conoscere meglio e permettere a chi come me è un esordiente di capire come modificare il proprio lavoro, come svilupparlo confrontando la prima grezza versione con quella modificata.

Pareri e consigli sono ben accetti e devo dire che se è piaciuta la anteprima non modificata e rozza questa credo possa avere un peso positivo.

In ogni caso a voi la parola con l’ anteprima del primo capitolo modificato anche se questa risulta solo essere la meta del primo capitolo ancora da finire da correggere.

Buona lettura.

Mille pensieri confusi e svogliati in un foglio inesorabilmente bianco, ogni idea sembrava mal scritta, inappropriata oppure brutalmente inadeguata al romanzo di Steven Powers, esordiente e libero scrittore..

La cruda realtà si concentrava sulla totale incapacità di Steven nel capire cosa realmente voleva scrivere, idealizzare un progetto ben definito che vedeva come personaggi principali le creature degli incubi di tutti ovvero vampiri, lupi mannari, storie d’amore legate all’unione di questi due mondi mistici.

La capacità di sognare era lecita a qualsiasi individuo soprattutto se scrittore di libri in chiave Fantasy o semplicemente libri romanzati, Steven dal canto suo sognava per poter scappare dalla brutalità di una infanzia troppo dura anche solo da essere concepita.

Una famiglia divisa dove lui era visto quasi come un intruso, la mancanza di un affetto materno e paterno, gli venivano attribuite colpe per tutto, se si ammalava stava creando un danno, se chiedeva un soldatino doveva vergognarsi perché stava facendo spendere soldi per cure mediche invece di permettere ai genitori di tener da parte denaro.

Su di lui scaricavano frustrazione e lo colpevolizzavano sempre per i propri fallimenti.

 

Ora Steven, allontanatosi da quella inumana famiglia che poco le aveva offerto e molto le aveva tolto era riuscito a crearsi una sua vera famiglia, una meravigliosa moglie, e un figlio grandioso. Per quanto fosse riuscito a crearsi una propria stabilità i demoni del suo passato tornavano sempre a molestarlo, quasi dovendo trovarsi sempre di fronte a quella brutalità senza riuscire a trovare una via di uscita.

Scrivere lo aiutava a fuggire da tutto ciò, concentrarsi nel creare mondi surreali e dare ai propri personaggi una vita serena, una infanzia dignitosa ciò che lui non aveva mai avuto.

Scriveva anche per isolare questi demoni in un mondo separato dalla sua vita familiare per evitare che sua moglie e suo figlio vivessero con i suoi fantasmi, con gli scheletri in quel armadio che non riusciva a sigillare malgrado Katrina cercasse in tutti i modi di alleviare le sue pene e i suoi dolori.

Come psicologa comprendeva che ripercussioni potevano aver avuto quelle torture psicologiche e sapeva che doveva motivare Steven, per lui la scrittura era una via di fuga dal mondo degli incubi solo per questo lo appoggiava e fu proprio lei a consigliarle di crederci al punto di trasformare questa sua passione in un vero e proprio lavoro.

Fu questo il motivo primario per il quale decise di divenire scrittore.

Durante la stesura dei suoi libri commetteva molteplici errori di grammatica per non parlare della sua incapacità ad esporsi e esprimersi che davano un tono scarso e superficiale ai suoi libri senza però mai arrendersi; si sforzava di andare avanti e cercava di non scoraggiarsi perché sapeva che prima o poi anche lui avrebbe raccolto i frutti dei suoi dolori e del suo duro lavoro.

Con questa convinzione riuscì a produrre un libro che non solo ricevette ottime recensioni ma le garantì un contratto con una nota casa editrice, investirono su Steven e finalmente poteva vantare la pubblicazione ufficiale non più da esordiente ma da scrittore.

Questo le permise di mettere in controllo un secondo libro, ben costruito il suo secondo piccolo orgoglio, eppure questa volta era diverso.

Decise di intitolarlo L’ultimo respiro ma per quanto si sforzasse nessuna trama riusciva ad accontentarlo, nessun pensiero era collegabile.

Con le mani fra i capelli cercando di spremere i suoi pensieri ricordava le lacrime versate ogni volta che una porta le veniva sbattuta violentemente in faccia.

Rabbia voglia di urlare per sfogare quel marciò che aveva dentro che come un cancro nero non riusciva ad estirpare. Solo il dolce sorriso di sua moglie sembrava regalarle dei momenti di pace, ma per quanto la amasse lui voleva di più, voleva scrivere un libro che avesse una sua anima, un libro difficilmente dimenticabile.

Steven non voleva prendersi in giro, sapeva che si stava attaccando ai vetri ogni qualvolta rispondeva a chi lo accusava di scrivere solo merda, probabilmente non voleva ammettere di essere un fallito, un sognatore, un personaggio anonimo che non sarebbe sbucato mai da nessuna parte destinato ad una vita anonima senza far nulla di importante.

Probabilmente quella non era la realtà dei fatti ma la sua disperazione lo portava a vedersi in quel modo, non riusciva a perdonarsi voleva dare tutto il mondo al suo unico figlio, a mala pena riusciva a darle un computer.

Nella sua vita professionale poteva essere un tecnico con i contro fiocchi, conosceva abbastanza bene nozioni astronomiche per dirigersi in quella direzione, sapeva riparare computer e creare siti web di un certo livello di conseguenza sbocchi in quel tipo di settore professionale li avrebbe potuto trovare malgrado la sua età.

Steven trovava pace solo scrivendo tanto che la stessa Katrina lo rialzava dal suo letto di lacrime accettando la solitudine pur di permettere a Steven di creare per loro un futuro migliore.

La sua specialità consisteva nel raccontare di mondi perduti, vite improbabili e storie in stile Twhilight, che per inciso fortificò la sua passione per la scrittura.

Viveva di forti emozioni, ogni cosa che procurava adrenalina ed energia era pane per i suoi denti, combattimenti violenti, super uomini in grado di fare cose che la gente normale non si sarebbe mai sognata di fare.

Catene di ragionamenti infiniti, buoni propositi e basi ferree lo portavano sempre e comunque lì, davanti a quel foglio bianco come se si aspettasse che dal bianco di quella pagina si creasse una ispirazione, una frase oppure una qualsiasi tipo di ispirazione per sporcarlo di parole e pensieri.

L’attesa risultava sempre inutile considerando che il foglio rimaneva inesorabilmente bianco, quello spazio inoccupato, libero come la sua mente. Uno spazio destinato a rimanere inoccupato e inospitale.

Provando a scrivere qualche trama oppure qualche particolare intreccio si ritrovava sempre di fronte a un insormontabile muro di nulla. Trascurava Katrina che silenziosamente lo attendeva sul divano fra una pausa e l’altra sperando di vederlo giungere con un sorriso, purtroppo ogni volta si accorgeva che le sue speranze si sgretolavano come neve al sole facendo stare male ancor più Steven il quale si sentiva schiacciare in una situazione senza via d’uscita.

Negli ultimi periodi nemmeno uno straccio di lavoro usciva per lui, spesse volte si ritrovava a lavorare 12 ore al giorno, sette giorni su sette per prendere 150 euro al mese, quando li prendeva.

Steven non teneva nascosto nulla a Katrina eppure sapendo la sua fragilità, conoscendo la sua immensa razionalità non poteva dirle che sentiva la mancanza della caccia, della adrenalina che respirava ogni qualvolta si impegnava nel cacciare qualche fetida creatura. Sapeva della sua vita come cacciatore ma oramai aveva deciso di chiudere con il passato, con fantasmi, demoni e spiritelli per dedicarsi interamente alla propria famiglia.

Aveva visto tante cose innaturali, vissuto esperienze che nessuna persona razionale avrebbe mai capito, sua moglie come psicologa non riusciva a capire chi aveva sposato, Steven lo sapeva un cacciatore non diventa nasce e morirà.

Non poteva parlarle di viaggi astrali, messaggi subliminali che solo lui percepiva oppure di visioni e sogni premonitori, forse avrebbe capito ma mai sarebbe riuscita a capire cosa provava, come poteva sentirsi.

Probabilmente solo chi condivideva il suo passato e le sue esperienze poteva capirlo.

Steven era l’ultimo della sua specie, chi era come lui anche solo parzialmente, un cacciatore, o era morto oppure aveva rinnegato il proprio passato.

Steven, per quanto lo desiderasse non riusciva a rinnegare il suo passato ritrovandosi davanti a quel maledetto foglio bianco che tale sarebbe rimasto se solo Steven non avesse fatto chiarezza nei suoi pensieri e, riordinando le idee creato ciò per cui si sentiva destinato.

Questo suo ultimo lavoro, un progetto che per anni aveva in mente di realizzare, rappresentava l’ultimo respiro, l’ultimo sforzo di un esordiente che sognava di divenire uno scrittore di successo.

Un ultimo respiro che sapeva di sigaretta e caffe stantio, un ultimo respiro destinato a perdersi in un’aria densa di indifferenza e di triste normalità. Un ultimo respiro disperato per non affogare in un silenzioso mondo dove lui non rappresentava nulla solo uno scomodo partecipante in un oceano di famelici squali.

Steven era consapevole che per uno scrittore le ricerche rappresentavano una costante fondamentale.

Le ricerche seguite in modo scrupoloso aiutano a dare un senso alla storia che si vuole raccontare, danno un brivido, danno una spinta in più al lettore per sentirsi coinvolto usando la fantasia per immergersi in un mondo surreale creato dalla maestria dello scrittore.

Anche in questo caso, per quante ricerche Steven potesse fare il foglio continuava a rimanere bianco e il suo ultimo respiro prendeva sempre più le sembianze di un ultimo requiem.

Steven avrebbe dovuto scavare nella sua vera natura, permettere al cacciatore ancora nascosto in lui di uscire allo scoperto, di aiutarlo a riempire quel foglio bianco, rivelarsi per cambiare totalmente il suo modo di scrivere e di vedere quel foglio riempirsi di contenuti logici atti a creare una inattaccabile trama in modo che quel ultimo respiro non fosse un ultimo requiem in memoria di chi da vivo valeva meno di un mozzicone e da morto avrebbe fatto parlare.

Ancora non aveva idea di cosa lo stava aspettando, quale arcano destino lo attendeva al di fuori di quel foglio bianco, mai avrebbe immaginato che solo vivendo un certo tipo di esperienze avrebbe prodotto una storia vissuta precedentemente in prima persona.

Durante una delle sue ricerche al fine di idealizzare una valida trama si trovò catapultato in un mondo surreale, un mondo dove la razionalità, per come un essere umano la poteva concepire cambiava di valore.

Una razionalità che si sarebbe mutata trasformando l’esistenza di Steven vivendo di conseguenza non solo una avventura meravigliosa, in sintonia con i suoi gusti; avrebbe cambiato persino la sua mortalità, dando un senso diverso alla vita sua e di riflesso a quella di Katrina.

Durante i periodi in cui cacciava e ricercava ogni tipologia di mistero, il suo mentre colui che le insegno tutto ciò che doveva sapere sulla caccia ripeteva in continuazione:

 

“Ricordati Steven, la merda che cacciamo, se non stiamo attenti, ci infetta mutandoci in quella stessa merda.”

 

Per quanto non credesse a questa ambigua teorie, per quanto considerava remota la possibilità di infettarsi con una cosa che per lui poco reale appariva, notava che qualcosa in lui stava cambiando.

Si sentiva sempre più aggressivo come se qualcosa fosse pronto a fuori uscire dal suo lato più recondito della sua torturata anima.

Steven in più di una occasione sentiva una natura inumana quasi bestiale crescere in lui, era solito dare la colpa alla sua fervida fantasia, alla sua grande immaginazione che lo portava inesorabilmente a vivere di fatti inconsistenti dal lato pratico anche quando cercava di rimanere aggrappato ad una realtà che per quanto sembrasse solida risultava sempre fragile, friabile la sua fantasia lo ripiombava in uno stato confusionale di oblio.

Sapeva bene che se voleva le risposte tanto anelate doveva arrivare alla radice della sua natura per capire chi realmente era, per capire chi realmente stava  diventando e quale sorte il destino aveva in riserbo per lui.

Doveva capire se realmente stava cambiando o se tutto era partorito dalle sue paure e dalla sua incapacità a vivere una normalità che non sentiva le appartenesse.

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